La vera cura per le tendinopatie non sono le solite terapie passive...ma l'esercizio!
10/29/20252 min read


Il dolore ai tendini — che si tratti di gomito del tennista, tendinite achillea o dolore alla cuffia dei rotatori — è uno dei disturbi più comuni tra sportivi e persone con uno stile di vita attivo.
Ma è anche (e soprattutto) un problema frequente in chi conduce una vita sedentaria o svolge lavori ripetitivi.
Molti credono che il riposo e i trattamenti passivi (come ghiaccio, massaggi o terapie strumentali) siano la soluzione.
In realtà, la scienza oggi ci dice proprio il contrario:
il movimento controllato e progressivo è la chiave del recupero.
Breve premessa: che cosa sono le tendinopatie
Le tendinopatie sono tutti quei disturbi che colpiscono i tendini, ovvero le strutture che collegano i muscoli alle ossa.
Quindi tutte le varie forme di tendiniti, tendinosi croniche, entesopatie e lesioni tendinee.
I sintomi tipici includono:
dolore localizzato al tendine (spesso insorto gradualmente),
rigidità al mattino o dopo inattività,
fastidio o peggioramento con l’attività,
a volte gonfiore o ispessimento del tendine.
Le 3 fasi delle tendinopatie
Per aiutarti a capire meglio come evolve una tendinopatia, ecco tre fasi comuni:
Fase iniziale / “irritativa”: il tendine inizia a dare fastidio, magari dopo un aumento dell’attività o un carico elevato.
Fase di “disrepair” (riparazione alterata): se il sovraccarico del tendine continua senza un’adeguata riabilitazione basata sul carico, il tessuto tendineo andrà incontro a modificazioni strutturali e il dolore tenderà a diventare più costante e difficile da risolvere.
Fase cronica / degenerativa: il tendine presenta modificazioni più marcate, il dolore è presente più frequentemente, la forza e la funzione sono ridotte, e il recupero risulta più lento.
Capire in quale fase ti trovi è fondamentale, perché ti permette di intervenire nel modo giusto e, soprattutto, di prevenire un peggioramento del problema.
Cosa dice la ricerca
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che un programma di esercizi migliora la qualità del tessuto tendineo e riduce il dolore in modo duraturo.
Le evidenze più recenti (Rio et al., British Journal of Sports Medicine, 2016; Malliaras et al., Sports Medicine, 2013) mostrano che il carico meccanico graduale stimola il tendine a rigenerarsi e adattarsi, migliorando forza e resistenza.
Al contrario, trattamenti passivi come tecar, laser o infiltrazioni possono alleviare momentaneamente i sintomi, ma non affrontano la causa del problema né favoriscono un vero recupero funzionale.
Trattamento attivo: il percorso verso la guarigione
Il trattamento attivo si basa su un percorso graduale di rinforzo e riabilitazione dei movimenti che coinvolgono il tendine dolente.
La verità è che, nella tendinopatia, non c’è una reale infiammazione. Quindi… che senso ha puntare tutto su terapie strumentali per “toglierla”?
Esatto: nessuno.
L'esercizio deve essere calibrato sui sintomi e sul livello di carico tollerato, con l’obiettivo di restituire al tendine la sua piena capacità di resistere allo sforzo.
Questo approccio richiede costanza, ma i risultati parlano chiaro:
Riduzione del dolore
Miglioramento della forza
Prevenzione delle recidive
Meglio di così…a torta finita serve solo qualche esercizio e un po' di pazienza.
Il ruolo del fisioterapista
Ogni tendinopatia è diversa: serve un occhio esperto per impostare il giusto percorso.
Nel mio studio fisioterapico, accompagno i pazienti con dolore nel ritrovare la forza attraverso il movimento, un passo alla volta.
Perché la vera guarigione non nasce dal fermarsi, ma dal muoversi in modo consapevole.
Conclusione
Trattare le tendinopatie con un approccio attivo è non solo utile, ma oggi considerato fondamentale.
Lavorare con esercizi terapeutici, progressivi e adeguati al tuo caso, permette di migliorare dolore, funzionalità e prevenire recidive.
Ricorda: ogni persona è diversa, quindi il programma va personalizzato.
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